Bomarzo, il parco dei mostri


"Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua"

Bomarzo è una piccola località dell'alto Lazio, resa famosa dalla presenza, ai piedi del paesino, di un parco, detto anche Bosco Sacro, popolato da esseri mitologici scolpiti nella pietra.
Nel Cinquecento il principe Vicino Orsini, signore di Bomarzo, volle dedicare alla moglie Giulia Farnese un giardino popolato da esseri fantastici e mostruosi, facendosi aiutare dal celebre architetto Pirro Ligorio. Alla scomparsa del principe, e per ben 400 anni, il luogo venne abbandonato: fu recuperato e restaurato solo nel XX secolo, ed è attualmente interamente visitabile.

All'entrata del parco vi sarà consegnata una mappa del luogo, che indica le sculture presenti e il percorso da seguire, anche se, recita il testo sul retro, i mostri appaiono "senza un ordine logico e senza un percorso prestabilito". Non si sa bene se l'intenzione di Vicino fosse quella di dar vita a un "giardino iniziatico", nel quale il viandante poteva, attraverso la meditazione, ritrovare se stesso, o se le grandi sculture avessero il solo scopo scenografico.

Un piccolo arco merlato vi dà il benvenuto nel parco: a guardiane dell'ingresso si incontrano subito due piccole sfingi; sui loro piedistalli si leggono le scritte "Chi con ciglia inarcate, et labbra strette, non va per questo loco, manco ammira, le famose del mondo moli sette" e "Tu ch'entri qua pon mente parte a parte et dimmi poi se tante maraviglie sien fatte per inganno o pur per arte".
Lungo il sentiero di destra, il busto del cosiddetto "Giano" (o "Pan") ci mostra la strada per la prima delle grandi sculture del parco, il Proteo-Glauco

Proteo-Glauco

Secondo il mito antico, Glauco fu amante della bella Scilla, ma Circe, innamorata del giovane, trasformò la ragazza in un orrendo mostro marino. Il bel Glauco trascorse tutta la sua vita sulle rive del mare, invocando il nome di Scilla e placando l'ira del mostro che si avventava contro i naviganti. Ormai anziano, scoprì un'alga che aveva il potere di rinvigorire i pesci pescati. Cibandosene, si trasformò in un tritone e poté finalmente raggiungere la sua amata sul fondo del mare.

Tornando indietro e superata la seconda sfinge si incontra la scultura detta del "Mausoleo": si tratta di una pietra scolpita come una rovina antica, che ricorda nel fregio una tomba etrusca ritrovata a Sovana, non lontano da Viterbo.

Una piccola rampa di scale ci porta al cospetto di una colossale scena mitologica, la lotta tra Ercole e Caco. Ercole, reduce da una delle sue fatiche, si fermò nel luogo dove poi sarebbe sorta Roma a riposare, portando con sé le vacche sottratte a Gerione.

Ercole e Caco
Durante il riposo dell'eroe, alcuni buoi della mandria furono portati via da Caco, un brigante che viveva in un antro sull'Aventino e terrorizzava la popolazione. Ercole si recò nel nascondiglio del mostro e lo uccise, riprendendosi il bestiame ma soprattutto liberando gli abitanti dalle prepotenze del mostro. Evandro, al tempo re di quei luoghi, ringraziò l'eroe dedicandogli un altare, l'Ara Maxima.

La passeggiata nel bosco può proseguire, e incontriamo alcune sculture animali (la Tartaruga e l'Orca) e altre ancora mitologiche (la fontana di Pegaso, le tre Grazie). A questo punto ci troviamo, sulla sinistra, un ninfeo, con le statue allocate in piccole nicchie e una lunga iscrizione, della quale si legge ormai molto poco.
Alle spalle del ninfeo, un'esedra nascosta oltre un pergolato accoglie la statua di Iside. La dea egizia, moglie di Osiride e madre di Horus, poggia i piedi sulle ali spiegate di un drago. Il culto di Iside ebbe larga diffusione nell'antica Roma.

Statua di Iside

Proseguendo, alcuni obelischi decorati con figure mitologiche guardano verso una piccola struttura teatrale. 

Obelischi

Ed eccoci arrivati al primo degli elementi più famosi del parco: la Casa Pendente, volutamente costruita con una pendenza tale da renderla non abitabile. Chi vi entra è colto da un senso di disorientamento: le pareti e il pavimento all'interno seguono la stessa inclinazione della struttura.


La casa pendente

Il percorso sulla mappa suggerisce di proseguire verso le sculture della tomba e dell'ariete, per giungere al cospetto della bellissima panca etrusca. "Voi che pel mondo gite errando vaghi / di veder meraviglie alte et stupende / venite qua, dove son faccie horrende / elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi": se finora abbiamo visto per lo più figure tratte dalla mitologia classica, la scritta rossa al di sopra della panca ci annuncia i prossimi "mostruosi" incontri. Sotto l'arco decorato da rosoni, intanto, potremo riposare un po' prima di riprendere il cammino.

Panca etrusca

Poco lontano, appare la scultura di un enorme vaso, sul quale è raffigurata la testa di Medusa. Pochi passi ancora ci portano ad ammirare il più famoso dei mostri del parco, la colossale scultura dell'Orco, sulle cui labbra si legge la scritta "Ogni pensiero vola". Occhi sgranati e fauci spalancate: il gigante di pietra sembra voler inghiottire il viandante che osi avvicinarsi. Ma, una volta "mangiati", si scopre che nella bocca dell'Orco si cela un piccolo ambiente domestico, un tavolo con due panche: il mostro, in fondo, non fa così paura. 

L'Orco

Alle spalle dell'Orco, un maestoso elefante stringe con la proboscide un legionario romano: una rievocazione dell'impresa che portò nel III secolo a.C. Annibale, condottiero cartaginese, a tentare l'assalto a Roma con il proprio esercito a cavallo di elefanti. Nonostante il proprio seguito non fosse comparabile alle forze romane, riuscì comunque ad avvicinarsi alla città, sulle rive del fiume Aniene.


Il Drago

Ed ecco apparire un altro dei mostri preannunciati, il drago, raffigurato con dei tratti tipicamente medievali e nell'atto di lottare contro altre due figure, un lupo e un leone.

Proseguendo il cammino, si svela un'altra figura mitologica: è la dea Cerere, nome romano di Demetra, dea delle messi e dell'agricoltura, che con aria solenne porta sul capo un grande vaso.
Percorriamo un corridoio di vasi, che riportano alcune scritte ormai erose dal tempo, e andiamo incontro alle sculture di Poseidone, dio dei mari e del Delfino.
Poco lontano incontriamo ancora una scultura femminile: è la Ninfa, che dorme sul suo letto di pietra adagiato nel bosco.

Ninfa dormiente

Torniamo indietro, come indica la mappa, per visitare l'ultima parte del parco. Arriviamo in una piccola radura, dove Echidna e la Furia si guardano negli occhi, divise dalle statue di due leoni. Echidna è un mostro con le fattezze di donna e una doppia coda di serpente. Secondo le antiche leggende, fu lei a dare alla luce altri famosi mostri mitologici, come l'Idra, la Chimera, Cerbero. Di fronte a lei sta seduta una figura alata con coda di serpente e grinfie leonine: è la Furia, personaggio assimilabile alle Erinni della mitologia greca, demoni della vendetta che tormentavano le loro vittime al punto di farle impazzire.  

Echidna

Lasciamoci alle spalle il gruppo di mostri di pietra e percorriamo il piazzale detto "delle Pigne". Due orsi, simbolo della famiglia Orsini, ci danno il benvenuto. Poco distante si erge la statua, piuttosto rovinata, di Proserpina.

Proserpina

Proserpina, nome romano della Persefone greca, era figlia di Demetra-Cerere, la cui raffigurazione abbiamo già incontrato all'interno del parco. Ade, dio dell'Aldilà, si innamorò della ragazza, la rapì e la fece sua sposa. Tuttavia, le fu concesso di trascorrere sei mesi all'anno negli Inferi e gli altri sei mesi in superficie, con la madre: la natura intera festeggia il ritorno sulla terra di Proserpina, risvegliandosi con la primavera.

Cerbero
 Alle spalle della dea, ecco una nuova figura legata al mondo ultraterreno: è Cerbero, il cane a tre teste guardiano dell'Ade.

Tempio del Vignola

L'ultimo monumento che incontriamo lungo il percorso è un piccolo tempio, più tardo rispetto alle sculture precedenti. E' detto "Tempio del Vignola", dal nome dell'artista emiliano cui è attribuita la costruzione, ed era dedicato alla moglie di Vicino Orsini, Giulia Farnese. L'interno del tempio non è visitabile, mentre l'esterno dell'edificio è decorato con i simboli dei segni zodiacali, disposti non secondo l'ordine dello Zodiaco, ma secondo la loro identificazione con i pianeti del sistema solare.